Nella legge di bilancio del 2023 è stata inserita una norma che prevede l’obbligo di dichiarare le criptovalute all’interno della dichiarazione dei redditi. Questa tipologia di strumento finanziario, al pari degli strumenti finanziari detenuti all’estero (conti correnti esteri e partecipazioni finanziarie) vanno dichiarate sul quadro RW della dichiarazione dei redditi.
A differenza degli altri strumenti finanziari citati, per le criptovalute (o cripto—attività) non esiste un importo minimo per l’esenzione, devono essere dichiarate tutte le tipologie di criptovalute detenute e i relativi valori. La dichiarazione delle cripto-attività svolge attualmente la mera funzione di monitoraggio fiscale (su queste non si pagano imposte), queste sono dovute nei casi in cui le crypto hanno generato dei redditi, e quindi tipicamente nei casi di vendita con successiva generazione di una plusvalenza oppure quando vengono investite generando interessi o altri redditi (staking).
La legge di bilancio del 2023 ha dato inoltre la possibilità di regolarizzare e dichiarare le criptovalute detenute nei periodi dal 2018 al 2021 tramite il ravvedimento operoso.
Nei casi in cui non si sono generati redditi la normativa, art.1 comma 138-139, prevede la possibilità di regolarizzare la propria posizione versando un’imposta per omessa dichiarazione pari allo 0,5% del valore delle attività per ogni anno di detenzione.
Invece, nei casi in cui si è generato reddito, la norma (art.1 comma 140) prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva del 3,5% del valore delle attività detenute al termine di ciascun anno o al momento del realizzo a cui si somma un ulteriore 0.5% a titolo di sanzione e interessi.
La normativa sugli strumenti finanziari tende ad essere sempre più meticolosa e attenta ad eventuali abusi.
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